Perché rivolgersi ad uno psicologo?

A cura della Dr.ssa Marta Calascibetta - Psicologa

Eridentimed, Arese (Mi)

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Capita spesso di avere una problematica emotiva e sentire, da chi ci circonda, di parlarne con un amico, moglie, fidanzato o comunque ad una persona di fiducia senza considerare primariamente la possibilità di poter rivolgersi ad uno psicologo. Come mai? Purtroppo, negli anni è stata creata la falsa credenza che chi si reca da tale professionista sia pazzo o un debole. Occorre ribadire che andare dallo Psicologo non significa essere "svitati", "diversi", "matti" ma, al contrario, prendersi cura della propria salute mentale, la quale va di pari passo con la propria salute fisica e con il benessere generale.

Come può aiutare uno psicologo?

Attraverso differenti modalità, per esempio:

• sostenendo la persona e comprendendo le origini del suo disagio;
• aiutando a comprendere ed a riattivare le proprie energie e capacità, permettendo in tal modo di superare alcuni blocchi emotivi;
• creando uno spazio diverso da quelli solitamente sperimentati, in cui confrontarsi e ritrovando punti di riferimento e risposte.

Entriamo in stanza di terapia…cosa avviene?

Il percorso comincia con un primo incontro conoscitivo. Successivamente, lo psicologo propone degli incontri volti alla diagnosi: si tratta di alcune sedute (da un minimo di 2 ad un massimo di 5) finalizzate a capire il problema presentato dal paziente, ipotizzando eventuali nessi causali in relazione al loro presente e passato.

Terminata la fase di conoscenza e di valutazione, discutiamo insieme al paziente di quanto emerso e, qualora risultasse necessario, proponiamo un percorso psicologico con lo scopo di approfondire ulteriormente le cause del malessere, acquisire consapevolezza di ciò che le scatena e lavorare per raggiungere un maggiore equilibrio e benessere.

Come disse C. Rogers, “lo scopo della terapia non è solo quello di risolvere un problema in particolare ma di aiutare l’individuo a crescere perché possa affrontare il problema attuale e quelli successivi in maniera integrata, ovvero con maggiore autonomia, responsabilità e consapevolezza”.